Federico Maria Ferrazzino
Se immagino me stesso, vedo un robusto tavolo quadrato che ospita una riunione.
Vi prende parte un orologiaio, avvezzo a sondare la meccanica del funzionamento delle cose, i suoi incastri.
Di fronte a lui un ingegnino è immerso tra le sue amate cianfrusaglie, raccolte negli anni e impazienti di essere riconvertite in cose nuove.
Alla sua destra, la compostezza di un dotto nasconde scorribande avventurose tra pensieri e idee, con una disinvoltura che si rafforza insieme allo studio, alla conoscenza.
Siede all’altro capo un creativo, per sua natura “sempre confuso e impegolato a correre da una stella cadente all’altra finché non precipita”: per poi subito ripartire.
Da questo dialogo costante, a tratti concitato, fra le inclinazioni tra le mie che più ho care, trae origine la maniera che ho di applicarmi a ogni progetto: da bravo ingegnere edile e architetto devoto al riuso degli oggetti, appassionato di grafica e vorace di nuove forme espressive.
“La mia casa continuera' a viaggiare su due gambe e i miei sogni non avranno frontiere”

